Nel corso del suo intervento tenuto ieri al RAPID 3D Printing Conference and Expo e incentrato sulla notevole e continua crescita della stampa 3D, l’analista Terry Wohlers di Wohlers Associates ha fatto il nome di Apple tra i potenziali produttori interessati a questo mercato, sorprendendo non pochi partecipanti all’evento.

“Non sto dicendo che Apple abbia già un prodotto pronto, ma è molto probabile che vorrà entrare in questo business a livello software o anche hardware. Autodesk, Microsoft, Adobe e molti altri nomi di primissimo piano in campo IT l’hanno già fatto e penso che anche Apple, prima o poi, dovrà muoversi in questa direzione. Penso che iPrint potrebbe essere un ottimo nome”, ha dichiarato Wohlers.

Un altro gigante come HP ha annunciato lo scorso anno di essere al lavoro su una stampante 3D, attesa sul mercato il prossimo anno. La HP Multi Jet Fusion non si limiterà a realizzare solo prototipi, ma anche parti fatte e finite da utilizzare in fase di produzione.

L’intero mercato che gira attorno alla stampa 3D sta inoltre crescendo a ritmi vertiginosi. Il valore dell’industria della manifattura additiva è quadruplicato negli ultimi cinque anni raggiungendo un totale di 4.1 miliardi di dollari, di cui circa 2 miliardi provenienti dalle vendite di stampanti e materiali e il resto da software e servizi.

Ad avvalersi sempre di più di stampanti 3D sono settori industriali come quello biomedico e aerospaziale

Secondo il rapporto di Wohlers Associates lo scorso anno sono state consegnate ai rivenditori quasi 140.000 stampanti 3D desktop con un costo inferiore ai 5.000 dollari, mentre i più costosi, ingombranti e complessi modelli industriali hanno raggiunto quota 12.500. Se però si vanno a vedere i ricavi effettivi, la situazione si ribalta completamente. Le stampanti 3D industriali, che possono costare anche centinaia di migliaia di dollari ciascuna, hanno raggiunto sempre lo scorso anno 1.12 miliardi di dollari di ricavi, contro i 173 milioni di dollari delle stampanti 3D desktop.

Ad avvalersi sempre di più di stampanti 3D sono settori industriali come quello biomedico e aerospaziale, che si rivolgono a questi prodotti per creare in poco tempo e con poca spesa parti produttive piccole e leggere da utilizzare immediatamente una volta stampate, senza apportare particolari modifiche. Un colosso come Airbus ad esempio ha stampato lo scorso anno tra le 45.000 e le 60.000 parti per la sua flotta aerea e, rispetto al 2013, ha aumentato lo staff addetto alla stampa 3D da 20 a 35 dipendenti a tempo pieno.

“Si tratta di una tecnologia ormai rodata e che non ha dato problemi di sorta. Anche Boeing ha deciso di adottare la stampa 3D e stimiamo che oltre 100.000 parti stampate siano integrate oggi nella sua flotta di aerei. In generale, come dimostra anche l’esempio di General Electric, vediamo sempre più aziende di ogni dimensione interessarsi a questa tecnologia, annunciare piani in proposito o avere già qualcosa in fase di sviluppo”, ha dichiarato Wohlers al termine del suo intervento.