“I team IT si stanno impegnando a sufficienza per formare i dipendenti sull’utilizzo delle tecnologie di AI, come il machine learning e gli assistenti virtuali? Oppure dovranno essere nuovamente i dipendenti a porsi alla guida della trasformazione ed esigere l’intelligenza artificiale in ufficio? L’AI si rivelerà la nuova tecnologia BYOD (bring-your-own-device)?”.

Inizia così la riflessione di Michele Apa, SE Manager Italy South di VMware, sul panorama odierno dell’intelligenza artificiale in azienda, con un occhio di riguardo al passato per scoprire i parallelismi tra AI e BYOD. Il trend del bring-your-own device è esploso oltre dieci anni fa, ma molte organizzazioni IT non hanno supportato completamente il concetto fino ad alcuni anni dopo, mentre alcune lo proibirono e altre adottarono una policy BYOD limitata.

Tuttavia, nonostante il divieto di usufruire delle tecnologie consumer sul luogo di lavoro, i dipendenti, compresi i dirigenti, hanno continuato a lavorare sui propri dispositivi personali e l’IT ha dovuto fare i conti con le conseguenze che questo aveva per la sicurezza e trovare soluzioni per gestire i nuovi dispositivi e i diversi sistemi operativi.

Inizialmente furono create piattaforme per la gestione dei dispositivi mobili (mobile device management – MDM) e quindi, per supportare sempre più dispositivi consumer e applicazioni diverse, si arrivò alla gestione unificata degli endpoint. Guardando al passato, ciò che è iniziato come un problema per l’IT si è rivelato poi essere un movimento potente in grado di portare numerosi vantaggi sia ai dipendenti che alle aziende.

Ora l’IT sa che consentire ai dipendenti di accedere in modo sicuro e senza interruzioni a qualsiasi app su qualsiasi dispositivo porta a un miglioramento della produttività. Secondo una ricerca di Forbes Insights, i dipendenti “empowered” dedicano il 16% di tempo in meno ai processi manuali, collaborano meglio fra loro (+15% rispetto agli impiegati tradizionali) e hanno cinque volte in più probabilità aumentare la propria produttività.

Oggi, con l’infiltrazione delle tecnologie AI consumer nelle aziende, sta nascendo da parte dei dipendenti una necessità simile al BYOD, ma che presenta opportunità ancor più straordinarie. Ormai Alexa, Siri e altri assistenti virtuali sono in moltissime case. Entro il 2021, al mondo esisteranno tanti assistenti virtuali quante persone, secondo il Digital Assistant and Voice AI-Capable Device Forecast: 2016-21 di Ovum. Inoltre, Gartner prevede che, entro il 2022, l’80% degli smartphone venduti possiederà funzionalità AI integrate.

intelligenza artificiale

Con la loro adozione da parte dei consumatori e il cambiamento dell’atteggiamento nei loro confronti, gli assistenti intelligenti come Alexa for Business rappresentano i primi passi verso l’adozione dell’AI sul posto di lavoro. Gli Smart Assistant sono la naturale integrazione delle app intelligenti per smartphone come Edison, che, utilizzando l‘analisi predittiva e il deep learning, estraggono dati significativi e fruibili in tempo reale. Edison, ad esempio, avvisa in modo proattivo quando è il momento di partire in base alla situazione del traffico e all’orario di inizio del meeting. Sebbene queste app si classifichino come offerte consumer, è facile capire perché i dipendenti vogliano questi strumenti al lavoro.

Per l’IT l’AI offre l’opportunità di superare la mentalità passiva e rassegnata del BYOD verso una nuova mentalità attiva, che anticipi e acceleri l’innovazione. Adottando l’intelligenza artificiale al lavoro, l’IT può non solo aiutare le aziende a fare enormi passi avanti nella curva tecnologica, ma anche concedere maggiore flessibilità ai lavoratori e abilitare un avanzamento notevole dei paradigmi aziendali. Le tecnologie machine-driven stanno aiutando i dipendenti a una velocità sempre più vertiginosa a lavorare meglio l’uno con l’altro e con i propri clienti, quindi possiamo immaginare quanto l’IT potrebbe sostenere la collaborazione e l’innovazione combinando più applicazioni di AI.

Secondo una ricerca PwC, più di 1 azienda su 5 prevede già di implementare tecnologie di intelligenza artificiale entro il 2020. Per sbloccare il potenziale dell’AI per i dipendenti, l’IT dovrebbe:

  • 1. Prepararsi per adottare l’AI: istituire un’area di esperienza sull’intelligenza artificiale all’interno dell’IT e un team di supporto ai dipendenti; concentrare l’attenzione su un responsabile AI e sfruttare tutti i dati e i dispositivi disponibili.
  • 2. Ottimizzare per l’AI: realizzare rapidamente piccole implementazioni, raccogliere feedback, effettuare una revisione sulla base dei riscontri e quindi implementare nuovamente.
  • 3. Creare opportunità con l’AI: valutare i processi esistenti e ripensarli in ottica di intelligenza artificiale per migliorare la personalizzazione, l’efficienza e il servizio.

L’innovazione creata dall’intelligenza artificiale ha il potenziale per guidare la digital transformation più velocemente di quanto chiunque potesse immaginare e i possibili benefici sono difficili da ignorare. L’automazione alimentata dall’AI consente ai dipendenti di risparmiare tempo dedicato ad attività banali e ripetitive, per dedicare maggiori energie a risolvere le sfide più difficili. Ma l’intelligenza artificiale non deve seguire lo stesso percorso del fenomeno BYOD.

Il BYOD è stato una sconfitta di gestione e sicurezza per le organizzazioni IT che gli hanno resistito, ma quando l’IT ha accettato il fenomeno integrandolo finalmente nella propria strategia, i guadagni sono stati immensi. Allo stesso modo, il vero potere del business dell’AI si realizzerà quando l’IT integrerà l’intelligenza artificiale nel set di strumenti a disposizione dei propri dipendenti. L’IT ha quindi l’eccitante opportunità di anticipare le richieste dei lavoratori offrendo una vera digital transformation, per consentire loro di essere davvero “empowered” e portare valore alle aziende.