Il CEO di Google Eric Schmidt ha sorpreso un po’ tutti la scorsa settimana quando ha parlato al The Wall Street Journal dei Google Glass e del loro destino, affermando che Google non sta affatto mandando in pensione i suoi occhiali sperimentali. In realtà i commenti di Schmidt sono risultati sorprendenti solo agli occhi di chi, seguendo certa stampa specializzata, era convinto che i Google Glass fossero ormai morti e sepolti, quando invece a Mountain View non è mai stata presa una decisione simile.

A proposito di stampa. Ho voluto analizzare alcune delle principali “bugie” che alcuni giornalisti e blogger hanno diffuso sugli occhiali smart di Google, focalizzandomi soprattutto sulla questione della privacy, del prezzo e della supposta morte di questo progetto.

Bugia numero 1 – I Google Glass rappresentano un’inaccettabile invasione della privacy

I Google Glass montano una fotocamera frontale. Per questo motivo il web è stato inondato da commenti sulla preoccupazione verso questi occhiali come un “Grande Fratello” in grado di spiarci, registrarci e fotografarci 24 ore al giorno senza che nemmeno ce ne accorgiamo. Prima cosa. Se anche un utente con i Google Glass volesse riprenderci a nostra insaputa, potremmo accorgercene facilmente visto che gli occhiali, in fase di registrazione mostrano sulle lenti quello che stanno riprendendo. Di fatto i Glass sono la peggior videocamera di sorveglianza mai inventata.

Seconda cosa. Mi risulta davvero difficile capire tutte queste preoccupazioni sulla privacy e sulla possibilità di fare streaming direttamente dagli occhiali (per poi mostrare il tutto a chissà chi), quando l’arrivo e l’affermazione di app e servizi come Meerkat e Periscope non hanno scatenato assolutamente simili dibattiti. Con queste applicazioni tutti possono infatti iniziare un video-stream in qualsiasi momento e luogo, filmando anche perfetti sconosciuti e trasmettendo il video in streaming a milioni di utenti. Nessuno in questo caso ha gridato allo scandalo, nessuno si è messo le mani nei capelli invocando la privacy. Se non è ipocrisia questa.

Nel mio caso i Google Glass mi si sono rotti due volte e sono stati sostituiti senza costi aggiuntivi e senza che Google mi chiedesse nulla

Bugia numero 2 – I Google Glass sono un giocattolo costoso per pochi eletti

I Google Glass costano ai tester del programma Explorers 1.500 dollari più tasse. Un prezzo immediatamente criticato per essere troppo elevato e per fare degli occhiali di Google un vergognoso giocattolo dedicato solo ai ricconi. In realtà pochi sanno che il prezzo non si riferisce solo all’hardware, ma comprende anche un ottimo supporto da parte di Google, la possibilità di provare per primi un nuovo (e sperimentale) prodotto e un’assistenza impeccabile. Nel mio caso i Google Glass mi si sono rotti due volte e sono stati sostituiti senza costi aggiuntivi e senza che Google mi chiedesse nulla.

Ma anche lasciando perdere per un attimo questi elementi, pensiamo ad Apple e al modello Edition dell’Apple Watch, il cui prezzo varia tra i 10.000 e i 17.000 dollari. Secondo molti fanboy di Apple (ma non solo), si tratta di un prezzo comprensibile per un orologio in oro 18 carati che è anche più basso di quelli di classici orologi d’oro di fascia alta. Con l’unica differenza, aggiungo io, che nessuno potrà lasciare in eredità al figlio o al nipote un Apple Watch, visto che con i tempi odierni della tecnologia si tratterà di un prodotto già vecchio e obsoleto dopo pochi anni.

Anche l’Apple Watch con cassa in acciaio inossidabile da 42 mm, se accoppiato con un iPhone 6 Plus da 128 GB, finirebbe con il costare quasi come i Google Glass, se non di più. Anche qui vale lo stesso discorso di prima. Molti si lamentano di quanto 1.500 dollari siano troppi per un prodotto unico, sperimentale e ben supportato, ma lo stesso non accade con i prezzi di Apple.

Al momento i Google Glass sono un prototipo di qualcosa che molto presto verrà utilizzato su larga scala

Bugia numero 3: Google sta facendo morire i Google Glass

A gennaio Google ha annunciato lo spostamento dei lavori sui Google Glass dal team di ricerca e sviluppo Google X a un apposito e nuovo reparto, optando inoltre per la cessazione delle vendite degli occhiali fino a quando non sarà pronta una nuova versione del prodotto destinata al pubblico di massa. Molta della stampa specializzata ha interpretato questa decisione come un annuncio di facciata per nascondere la volontà di far morire definitivamente i Google Glass, spingendo molti a parlare degli occhiali come di un autentico fallimento.

Due settimane dopo Google ha fatto un annuncio praticamente identico, dicendo che Project Tango (un tablet in grado di percepire l’ambiente tridimensionale circostante) sarebbe stato trasferito a un team creato appositamente per seguirne e migliorarne lo sviluppo. In questo caso però la stampa ha accolto la notizia in senso positivo, come segno che Project Tango si stava evolvendo e che presto sarebbe diventano un dispositivo Google “ufficiale”.

Il concetto che voglio esprimere non è affatto che sia sbagliato criticare un prodotto come i Google Glass, ma come certa stampa sia in grado di creare e diffondere opinioni considerate come verità, quando invece si tratta molto spesso di considerazioni dettate da superficialità, doppiopesismo e persino da antipatie personali. Se in questo caso finiamo con il credere a un pensiero comune orchestrato da certa stampa, finiremo con il farci un’opinione sbagliata sui Google Glass, che al momento sono invece un prototipo di qualcosa che molto presto verrà utilizzato su larga scala.