Microsoft finisce sotto tiro in Europa per il bundle di OneDrive

Nextcloud, in nome delle condizioni di parità, chiede all’UE sia di impedire a Microsoft di offrire in bundle, preinstallare o spingere i suoi servizi in Windows 10 e 11, sia di sostenere standard aperti e interoperabilità che rendano possibile una migrazione facile. “Ciò offrirebbe ai consumatori una scelta libera”, ha affermato il gruppo guidato da Nextcloud. “Vogliamo che il governo agisca e costringa Microsoft a consentire condizioni di parità”.
Questa non è la prima volta che Microsoft è stata accusata di pratiche anticoncorrenziali negli ultimi mesi. A giugno, Slack ha presentato una denuncia anti-trust alla Commissione europea sostenendo che Microsoft ha legato illegalmente Teams a Office (la suite di produttività dominante sul mercato), cosa che ha costretto milioni di persone a installare Teams.
“Slack vuole semplicemente una concorrenza leale e condizioni di parità. Una sana concorrenza guida l’innovazione e crea i prodotti migliori e la scelta più ampia per i clienti”, si legge nella nota ufficiale di Slack rilasciata a giugno. Nextcloud ha anche sottolineato nel suo post che l’attuale comportamento anticoncorrenziale di Microsoft ricorda ciò che accadde alla fine degli anni ’90, quando il colosso di Redmond aggiunse Internet Explorer in Windows “distruggendo così il suo principale concorrente nel mercato dei browser web, ovvero Netscape”.
The Document Foundation, conosciuta per la sua suite di produttività gratuita e open source LibreOffice, è tra le 29 organizzazioni europee che hanno aderito alla denuncia di Nextcloud. Lothar Becker, presidente del consiglio di amministrazione di The Document Foundation, ha affermato in una dichiarazione che i cittadini europei dovrebbero essere in grado di decidere autonomamente sugli strumenti digitali che utilizzano per creare, archiviare e condividere contenuti, incluso un formato di documento aperto per i propri file.
“Le azioni delle Big Tech, basate sul loro potere di monopolio nei sistemi operativi, costringono i consumatori a utilizzare software proprietario e ciò riduce la loro libertà e i loro diritti digitali”, ha affermato Becker. “Sosteniamo quindi convintamente la denuncia per questo comportamento anticoncorrenziale e sollecitiamo l’UE ad agire immediatamente”.