Un futuro open-source per Windows?

Fino a non molto tempo fa Microsoft era considerata l’esatta antitesi dell’open-source. Steve Ballmer definì una volta Linux come “un cancro” e lo stesso Bill Gates ha spesso condiviso considerazioni simili sulla filosofia open-source in generale. Oggi però il mondo è cambiato ed è molto diverso da quello di 10-15 anni fa.
L’attuale CEO di Microsoft Satya Nadella ha dichiarato apertamente il suo interesse per Linux, Microsoft ha “aperto” agli sviluppatori .NET framework e Linux è supportato dal servizio cloud Azure. Sembra insomma che dalle parti di Redmond ci sia per la prima volta un avvicinamento al mondo del software libero, tanto da chiedersi se nei piani di Microsoft possa esserci un Windows open-source.
A dare una risposta positiva a questa domanda (impensabile fino a un decennio fa) è il Technical Fellow di Microsoft Mark Russinovich, secondo il quale “questo scenario è possibile. Quella che vedete e che vediamo oggi è una nuova Microsoft”. A Redmond però tutto tace. Anzi un portavoce Microsoft ha dichiarato che non è in atto alcun cambiamento al modello business di Microsoft e che non c’è alcun avvicinamento a policy open-source.
L’analista Rob Enderle di Enderle Group ricorda come l’open-source fosse ritenuto una minaccia per i dirigenti della sua generazione, mentre sarà una risorsa per quelli della prossima generazione, che nel giro di 10-15 anni rimpiazzeranno i loro predecessori e avranno su questo tema posizioni molto più ottimistiche e aperte rispetto al passato. Enderle fa anche notare come l’adozione di un Windows open-source potrebbe avvicinare il sistema operativo di Microsoft al modello di grande successo di Android, dove la “libertà” è un requisito fondamentale.
Lo scenario di un Windows gratuito sul modello di Android anche per i prodotti di fascia più alta non è del tutto impossibile
Se si mettono insieme tutti questi tasselli, compresi un cambio alla dirigenza di Microsoft e un nuovo scenario competitivo che potrebbe presentarsi nei prossimi anni, Windows potrebbe subire molti e fondamentali cambiamenti a livello di prezzo, distribuzione e supporto. Resta comunque il fatto rendere un software open-source non equivale automaticamente a renderlo più competitivo.
La pensa così Al Gillen di IDC, secondo il quale “per trasferire con successo un codice proprietario nel mondo open-source, è necessario che ci sia una vasta comunità in grado di contribuire allo sviluppo e di guidare un simile cambiamento”. Un primo passo verso una simile apertura di Windows a un mondo aperto potrebbe iniziare dai dispositivi portatili come smartphone, piccoli tablet e device per la Internet of Things, sui quali già ora Microsoft fa fatica a monetizzare.
Sempre Gillen fa poi notare come lo scenario di un Windows gratuito sul modello di Android anche per i prodotti di fascia più alta non sia del tutto impossibile. Già ora infatti gli introiti maggiori di Microsoft stanno arrivando più da servizi e software come Office 365, OneDrive, Bing e Azure che non dalle licenze di Windows. “Ecco perché avrebbe senso e non sarebbe affatto assurdo un Windows open-source da qui a dieci anni”.