Un anno dopo che la corte superiore della UE ha dato agli europei il diritto a essere rimossi dai motori di ricerca, è probabile che Google si ricordi ancora di voi, dopo aver archiviato una richiesta di cancellazione dai suoi risultati di ricerca. E’ ciò che accade in quasi il 60 per cento dei casi, come si legge nel rapporto sulla trasparenza pubblicato dalla società.

Il 13 maggio 2014, la Corte di giustizia dell’Unione europea ha concesso alle persone il diritto di richiedere la rimozione dei risultati di ricerca per le query che includono i loro nomi, se i risultati sono inadeguati o irrilevanti.

Fino ad oggi Google, che in molti Paesi europei detiene più del 90 per cento della quota di mercato delle ricerche, ha ricevuto oltre 253.000 richieste di rimozione, che coinvolgono più di 920.000 link. Di questi, Google ne ha rimossi circa 380.000, ovvero un po’ più del 40 per cento.

I Paesi che hanno inviato il maggior numero di richieste di cancellazione sono la Francia e la Germania: Google ha ricevuto circa 780 richieste per milione di abitanti dalla Francia, 530 per milione dalla Germania, 500 per milione dal Regno Unito, 490 per milione dalla Spagna e 310 per milione dall’Italia.

Va detto che francesi e tedeschi avevano ragione di essere preoccupati: Google ha accettato quasi la metà delle richieste di rimozione provenienti da Francia e Germania, mentre il tasso di richieste accolte è stato inferiore altrove, dal 37,5 per cento nel Regno Unito al 27,6 per cento in Italia.

I siti dei social media sono tra i più colpiti dalla sentenza. Facebook è in cima alla lista con 6.772 URL rimossi dai risultati di ricerca di Google, seguita motore di ricerca del social network newzelandese profileengine.com (6.035) e il forum Google Groups (4.000). I primi dieci siti più colpiti comprendono anche Google Plus, YouTube, Twitter, il motore di ricerca tedesco Yasni, il servizio di eventi whereevent.com, il motore di ricerca 192.com e il sito di incontri Badoo.

Sembra che nel tempo Google abbia cambiato la politica di accettazione delle richieste, ma al momento la società non ha rilasciato commenti. Secondo le statistiche della società, è probabile che Google rimuova i link quando invadono la privacy di qualcuno, per esempio rivelando un indirizzo privato o opinioni religiose o politiche contro la sua volontà.

Nella sua forma attuale, però, l’applicazione del diritto all’oblio non aiuta a “dimenticare”. Google infatti rimuove i risultati della ricerca solo dai suoi siti europei. Per questo le autorità europee per la protezione dei dati chiedono che Google estenda il servizio al suo sito principale google.com, che restituisce ancora i link contestati nei suoi risultati di ricerca.