Il caso Apple vs FBI solleva dubbi sulla sicurezza dell’iPhone

Il fatto che l’FBI sia riuscita a sbloccare un iPhone 5c con iOS 9 può far sentire gli utenti di Apple un po’ meno sicuri. Lo scorso lunedì, l’FBI ha dichiarato che il governo è riuscito ad accedere con successo ai dati memorizzati sull’iPhone usato da Syed Rizwan Farook, e che quindi non è più necessaria l’assistenza, richiesta per vie legali, di Apple, Ma l’agenzia non ha fornito dettagli su come è stato possibile accedere ai dati sul telefono cellulare utilizzato dal terrorista diSan Bernardino.
E, nella richiesta presentata al tribunale, l’FBI non ha rivelato nemmeno se fornirà a Apple queste informazioni, sollevando il dubbio che ci sia una vulnerabilità nel dispositivo che Apple non conosce.
L’azienda di Cupertino non ha dichiarato se ha intenzione di chiedere le informazioni all’FBI attraverso un tribunale o direttamente. Se il caso viene chiuso, come suggerisce l’FBI, tale opzione potrebbe non essere disponibile per Apple. Ma la società ha detto ai giornalisti la settimana scorsa che, se è stata trovata una nuova vulnerabilità in iOS, vuole sapere di cosa si tratta.
“Quando ho saputo la notizia ho pensato che i clienti aziendali di Apple potrebbero sollevare interrogativi sul fatto che anche i loro dati aziendali possano essere compromessi”, ha commentato Bryan Ma, Vice Presidente per la ricerca di IDC. “Ma Apple può ancora usare l’argomento che il dispositivo in questione era un iPhone 5c, che non dispone delle funzioni Touch ID e Secure Enclave”. Secondo l’analista, Apple e i suoi partner che offrono prodotti aziendali, come IBM, possono ancora puntare sulla sicurezza dei modelli più recenti.
Nel mese di febbraio un Tribunale distrettuale degli Stati Uniti ha ordinato ad Apple di aiutare l’FBI a sbloccare con la forza bruta l’iPhone usato da Farook. Il magistrato Judge Sheri Pym ha imposto alla società di offrire la propria assistenza tecnica compresa, se necessario, la fornitura di un software per bypassare o disattivare la funzione di auto-cancellazione del telefono. L’FBI temeva che, se la funzione era abilitata, i dati sul telefono sarebbero stati cancellati dopo dieci tentativi falliti di accesso.
Apple non ha voluto fornire l’assistenza e il suo CEO Tim Cook ha dichiarato che la richiesta del governo rappresentava un passo senza precedenti e una minaccia per la sicurezza dei propri clienti.
All’inizio di questo mese, l’FBI ha annunciato di aver trovato una terza parte che poteva aiutarla ad accedere all’iPhone del terrorista. Dietro l’allarme lanciato da Cook c’è anche il dubbio, da parte di Apple, se la società che assiste l’agenzia ha trovato un difetto nei dispositivi Apple o solo nello specifico dispositivo.
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“Se ci sono voluti mesi per l’agenzia governativa per riuscire nell’impresa, questo non dovrebbe rappresentare un problema per la media delle persone”, ha commentato Simon Piff, analista di IDC. “L’iPhone è ancora infinitamente più sicuro di Android, che non lo è affatto, e come conseguenza di questa pubblica prepotenza da parte del governo degli Stati Uniti sono sicuro che Apple cercherà di assicurare che è al di là di qualsiasi colpa”.
Alcuni membri della comunità della sicurezza IT ritengono che l’FBI avesse già da anni la tecnologia e le competenze per sbloccare il telefono e che la sua richiesta sia “più una questione politica che una sfida tecnologica”, ha aggiunto Piff.