Chi vorrebbe un ripetitore telefonico o stazioni base 5G nel proprio quartiere? Ben pochi immaginiamo. Ma quando il 5G arriverà e inizierà a diffondersi in modo capillare dal 2020 in poi, secondo il presidente della FCC Tom Wheeler è logico supporre che il numero di stazioni 5G installate negli USA (ma il discorso vale anche per il resto del mondo) si espanderà in modo notevole.

Tra l’altro, seppur questo sia un discorso prettamente americano, il 5G non sarà l’unica tecnologia wireless di prossima generazione che avrà bisogno di migliaia di nuovi ripetitori e antenne. La tanto sbandierata fibra ottica di Google sta infatti attraversando una fase di stallo negli USA e sembra proprio che la grande G si stia interessando fortemente a una banda larga wireless, che necessiterà di ripetitori e stazioni per portare il segnale a case e uffici.

Al momento negli Stati Uniti si contano circa 200.000 torri cellulari, ma a differenza del LTE il 5G richiede una rete di torri più densa per gestire il traffico dati, tanto che lo stesso Wheeler prevede una moltiplicazione esponenziale delle torri quando il successore del 4G inizierà a espandersi nel Paese. In questo settore un tale è processo è chiamato densificazione, ovvero un maggior numero di piccole celle, medie celle, pico celle e metro celle. In altre parole il 5G equivale a più torri cellulari.

Samsung ha dimostrato come, almeno potenzialmente, il 5G possa raggiungere anche i 7.5 Gbps di picco

Ma esattamente quali saranno i benefici in termine di velocità di trasmissione dei dati apportati dal 5G? Su questo parametro fondamentale c’è ancora un po’ di confusione, sebbene manchino in effetti ancora tre-quattro anni per vedere questa tecnologia in azione su larga scala. Ericsson ha dichiarato di aver raggiunto i 5 Gbps in download nel corso di un recente test, ovvero 50 volte la velocità del collegamento LTE più veloce disponibile al giorno d’oggi. Samsung ha dimostrato invece come, almeno potenzialmente, il 5G possa raggiungere anche i 7.5 Gbps di picco e mantenere una velocità stabile di 1.2 Gbps anche quando si sta guidando in autostrada. Numeri effettivamente mostruosi se pensiamo che la velocità media di una connessione LTE può variare oggi da 10 a 40 Mbps.

Ma per ottenere simili velocità su larga scala c’è appunto bisogno di una forte densificazione di celle 5G ed è qui che iniziano a sorgere i primi problemi. Sempre più spesso infatti, almeno negli USA, i residenti di molte comunità si sono opposti alla costruzione di torri cellulari nei loro quartieri, alcuni portando come motivazioni possibili rischi per la salute, altri semplicemente non volendo vicino alle loro case dispositivi ritenuti brutti e antiestetici. Anche ottenere l’approvazione dai governi locali può però essere un processo lento e difficile e ciò non farà altro che ritardare la diffusione del 5G e relativi benefici.

Tutto questo senza che, a nostra conoscenza, ci siano studi che abbiano mai confermato la pericolosità delle torri cellulari per la salute umana a livello di radiazioni. Wheeler è però conscio di come le preoccupazioni delle persone possano rallentare fortemente la diffusione del 5G e una soluzione potrebbe essere convincere gli operatori wireless a condividere tra loro le torri per ridurne la densità. “Se parliamo ad esempio di migliaia di antenne in una città dove operano quattro operatori e vogliamo davvero rappresentare la guida per l’adozione del 5G nel nostro Paese ma anche nel resto del mondo, quella della condivisione delle torri potrebbe essere una valida via percorribile a livello infrastrutturale”, ha detto Wheeler.