Si sta finalmente muovendo qualcosa di concreto per quanto riguarda il 5G: il nome. L’ International Telecommunication Union (ITU) ha infatti deciso di chiamare la rete cellulare di prossima generazione IMT-2020, sigla che faticherà non poco a diventare popolare e immediata come lo era il 5G. Basta infatti cercare su Google 5G per ottenere quasi 13 milioni di risultati, segno che questa sigla è già molto conosciuta e chiacchierata sulla rete (e non poteva essere altrimenti).

Oltre al nome c’è però qualcos’altro di concreto nell’avvicinamento a questo nuovo standard? In effetti c’è e riguarda sempre l’ITU, che ha appena rilasciato una timeline (foto sotto) indicando il 2020 come anno in cui si giungerà a una definitiva definizione dello standard. Sempre riguardo il nuovo nome, l’IMT-2020 segue l’IMT 2000 (3G) e l’IMT-Advanced (4G).

Al momento, dopo queste due novità emerse da un recente incontro a San Diego dell’ITU-R Working Party 5D (il gruppo incaricato di definire il nuovo standard), non ci sono altre notizie ufficiali e definitive. Alcuni report di ieri riportavano la definizione del 5G come di una rete capace di raggiungere la velocità massima e teorica di 20 Gbps. Un traguardo in effetti ambizioso che potrebbe diventare parte di questo nuovo standard, ma che non è ancora stato reso ufficiale.

IMT-2020-Timeplan

Non c’è però solo l’elevata velocità in download e in upload a stabilire l’importanza del 5G. Alcune case automobilistiche stanno ad esempio aspettando il 5G per diminuire i ritardi di trasmissioni per le comunicazioni in viaggio e per le auto a guida autonoma. Altri settori, come quello in continua espansione della Internet of Things, stanno guardando con molto interessi a questa wireless di prossima generazione in ottica di bassi consumi per sensori e dispositivi connessi.

Dobbiamo inoltre sottolineare come, nonostante il riferimento al 2020 come anno di nascita “ufficiale” del 5G, le reti IMT-2020 arriveranno già nel 2018 in occasione dei Giochi Olimpici invernali in Corea del Sud sotto forma di dimostrazioni pubbliche (non ancora su larga scala però), mentre la distribuzione dello spettro di frequenze internazionale da utilizzare per le nuove reti partirà dal 2019.