I social network creano dipendenza. La maggior parte delle persone che conosco controllano e interagiscono sui siti social costantemente durante il tutto giorno, e non hanno idea di quanto tempo trascorrono effettivamente sui social media. Se siete social media “addicted” e la vostra dipendenza non fa altro che peggiorare, c’è una ragione: la maggior parte delle grandi aziende dietro ai social network, così come i creatori di contenuti social, lavorano ogni giorno per rendere le loro reti così coinvolgenti che non si riesce a starne fuori.

Facebook: vorrei sapere come lasciarti

La Cornell University ha recentemente pubblicato una ricerca nella quale ha esaminato (tra le altre cose) la difficoltà di alcune persone a lasciare Facebook e altri social network. Lo studio ha utilizzato i dati forniti dal sito 99DaysofFreedom.com, che incoraggia le persone a non usare Facebook per 99 giorni.

Il sito e lo studio sono interessanti perché rivelano la difficoltà delle persone a non usare Facebook a causa della loro dipendenza. I partecipanti all’indagine erano persone motivate a non utilizzare Facebook e credevano di poterlo fare (per 99 giorni), ma molti non hanno resistito più di un paio di giorni.

La dipendenza dal social networking è associata al fenomeno FOMO (fear of missing out), ovvero la paura di essere esclusi o di perdersi qualcosa di importante. Tutti sono su Facebook, postano contenuti e immagini, condividono notizie e parlano tra loro 24/7.

Lo stesso “effetto rete” genera dipendenza, secondo l’ingegnere del software di Instagram Greg Hochmuth, come riporta il New York Times. Un “effetto rete” è il fenomeno per cui il valore di una rete aumenta con l’aumentare del numero di persone che si connettono a tale rete. Il sistema telefonico è il miglior esempio di questo fenomeno: devi avere un telefono perché tutti gli altri hanno un telefono.

Hochmuth e l’artista e informatico Jonathan Harris hanno creato un esperimento sul web chiamato Network Effect. Il sito simula l’esperienza di navigazione attraverso i social media dando un feed delle persone impegnate in varie attività. Dopo pochi minuti, il sito non permette più di guardare (per 24 ore), in modo da poter sperimentare i sottili sintomi dell’astinenza.

i social media sono volutamente progettati per creare dipendenza negli utenti

Nel mondo del social networking, Facebook beneficia maggiormente dell’effetto rete. Ora, tutti sono su Facebook, proprio perché tutti sono su Facebook. E anche le persone a cui non piace lo usano comunque, perché lì ci sono i loro familiari, amici e colleghi.

Il contributo dell’effetto rete alla qualità della dipendenza da siti web è solo una faccia della medaglia:i social media sono volutamente progettati per creare dipendenza negli utenti.

Il numero delle notifiche

Un trucco che utilizzano i social network è il numero delle notifiche, che mostra a colpo d’occhio il numero di persone che hanno menzionato o seguono l’utente.

I numeri delle notifiche appaiono sull’icona dell’app per attirare l’attenzione, poi nel menu superiore o inferiore per attirare ulteriormente la curiosità degli utenti. Rappresentano lo stesso trucco psicologico dei titoli clickbait: dicono che lì ci sono informazioni veramente importanti, ma non dicono abbastanza per soddisfare la curiosità, e quindi spingono l’utente a cliccarci sopra.

Per fare un esempio, un titolo potrebbe essere: “Le crostate della pasticceria Rossi sono in vendita a 10 euro su eBay”. La versione clickbait di questo titolo potrebbe essere: “Non potete immaginare a quanto sono in vendita le crostate della pasticceria Rossi su eBay”.

Vedere un “3” rosso nella barra delle notifiche di Facebook è come un titolo clickbait

I numeri delle notifiche funzionano nello stesso modo. Vedere un “3” rosso nella barra delle notifiche di Facebook è come un titolo clickbait: “Non puoi immaginare cosa hanno detto su di te tre persone”. L’utente è spinto a fare clic. E’ un gesto compulsivo. E nel corso del tempo, diventa dipendenza.

Il più grande strumento usato per creare dipendenza dai social è l’“algorithmic filtering”, ovvero un insieme di filtri che personalizzano l’esperienza dell’utente sulla base delle sue attività su Internet. Siti come Facebook, Google + e, presto, anche Twitter, modificano i loro algoritmi, quindi monitorano la risposta degli utenti per vedere se quelle modifiche li tengono sul sito più a lungo o aumentato il loro coinvolgimento. Siamo tutti cavie in un gigantesco esperimento globale.

L’uso di algoritmi per rendere i flussi social sempre più coinvolgenti spiega molte cose. Spiega perché Facebook ora ha più di un miliardo di utenti al giorno, perché Google non permette mai di disattivare questo tipo di filtri e perché Twitter vuole applicarli ai feed, nonostante la generale contrarietà degli utenti.

La modifica dei filtri significa che, in teoria, i siti di social diventano ogni giorno più assuefacenti. Poiché i social network sono in guerra per la sopravvivenza, resisteranno solo quelli che riescono a mantenere più utenti attraverso questo tipo di tecniche. Nel frattempo, la nostra innata capacità di resistere a questa dipendenza non si evolve.

YouTube: il cocktail perfetto di ingredienti che danno assuefazione

YouTube coinvolge fino a creare dipendenza, soprattutto per le persone di età inferiore ai 20 anni, che usano YouTube come principale fonte di intrattenimento. Passare da un video a un altro su YouTube è simile a uno zapping compulsivo sui canali televisivi. YouTube è come la TV, ma con un miliardo di canali, e si sfogliano i canali all’infinito perché c’è sempre sicuramente qualcosa di meglio.

I più famosi youyuber hanno audience superiori a quelle di qualsiasi show televisivo

Capire cosa guardano le giovani generazioni su YouTube è una chiave per comprendere perché il sito crea dipendenza. Nella maggior parte dei video a cui sono interessati i giovani i protagonisti sono star di YouTube che parlano alla telecamera. Ecco due esempi, tratti rispettivamente dai canali degli YouTuber Pew Die Pie e Favij. Notate quante persone hanno visto questi video: sono numeri che superano l’audience di qualsiasi show televisivo.

Show come questi ingannano il cervello umano, dando la sensazione che lo YouTuber parli direttamente allo spettatore, al quale sembra di avere un rapporto personale con la persona di fronte alla telecamera.

Inoltre, le star di YouTube hanno imparato a parlare in un modo che cattura e trattiene l’attenzione dello spettatore. In altre parole, hanno imparato a generare dipendenza nei propri fan.

In YouTube si combinano l’innata attrazione umana per l’interazione sociale con una gara tra gli YouTuber nel padroneggiare l’arte di catturare l’attenzione, lo zapping compulsivo e un elemento di social networking, che crea dipendenza, nelle sezioni commenti.

Come liberarsi dal vizio

La dipendenza da social media è un fatto concreto, e può influire negativamente sulla propria carriera e sulle relazioni personali.

La maggior parte di noi, però, è semplicemente manipolata da siti social e creatori di contenuti: siamo spinti a sprecare troppo tempo in un modo che avvantaggia loro, non noi.

La soluzione migliore che conosco è visitare i siti di social networking una sola volta al giorno, pianificando un momento preciso durante la giornata e tenendo traccia di quanto tempo si spende sui social media.

Provate. Se ci riuscite, siete sulla buona strada per superare la dipendenza senza crisi d’astinenza. Se non ce la fate… forse avete davvero un problema di dipendenza e dovete correre ai ripari!