Amazon e l’ingresso nel mercato dei chip

L’ingresso di Amazon nel mercato dei chip non cambierà (almeno per ora) ciò che si trova all’interno dei dispositivi Fire, ma aiuterà il gigante dell’e-commerce mondiale a offrire servizi migliori di streaming video, storage e sistemi cloud casalinghi e aziendali (data center compresi).
Tutto nasce dai recenti annunci di Annapurna Labs, una sussidiaria di Amazon che inizierà a breve a vendere a diversi produttori chip basati su architettura ARM per hardware in grado di gestire flussi video in 4K, storage, dispositivi IoT, cloud e infrastrutture di rete.
L’annuncio ha sorpreso molti visto che vendere chip è qualcosa di radicalmente diverso dal business retail per il quale Amazon è diventata celebre. Eppure, a ben vedere, la compagnia di Jeff Bezos è già uscita dalla sua “comfort zone”. Lo ha fatto ad esempio gettandosi nel difficile mercato del web hosting con i servizi AWS (Amazon Web Services), che si sono rivelati un crescente successo.
Dopotutto Amazon sa bene come vendere prodotti e venderà questi nuovi chip Alpine tramite Annapurna, un po’ come vende i prodotti consumer nei suoi store online in mezzo mondo. Ne è convinto l’analista di Insight 64 Nathan Brookwood, secondo il quale Amazon potrebbe inserirsi con i suoi chip nel mercato sempre più importante dei grandi data center, come quelli di Facebook e Google. Il bisogno di storage più veloce e di tecnologie di rete di alto livello è infatti in continua crescita ed è proprio in questo ambito che i chip Alpine potrebbero trovare uno importante sbocco.
In questo mercato Amazon dovrà vedersela con concorrenti come Intel, Qualcomm, Advanced Micro Devices e AppliedMicro
Anche l’analista di Mercury Research Dean McCarron è convinto che i settori sui quali punta Amazon siano quelli dei servizi web, dello streaming video e dello storage, campi in cui la compagnia è già molto forte. Ci sono però settori in cui i chip Alpine non troveranno espansione. Amazon ad esempio non li utilizzerà quasi sicuramente per la propria infrastruttura di AWS, basata infatti su chip x86.
Un conto è cambiare chip per piccole infrastrutture di storage, per sottosistemi di rete o per piattaforme di streaming video, ma un simile cambiamento per una struttura così complessa e massiccia come AWS è tutt’altro che banale. Per non parlare poi del fatto che Amazon dovrebbe fornire ai clienti supporto ingegneristico, progetti e tutta la parte software, cosa che potrebbe diventare fin troppo complessa e costosa.
Non dimentichiamo poi che il mercato dei chip è pieno zeppo di compagnie che non hanno retto alla concorrenza di giganti come Intel, Qualcomm, Advanced Micro Devices e AppliedMicro. Un caso recente su tutti? La fine prematura di Calxeda, considerata una pioniera nella produzione di chip ARM per server ma fallita nel dicembre del 2013 per bancarotta.