Ormai, con i nuovi desktop Windows annunciati le scorse settimane, il più recente Mac Pro di Apple sta invecchiando in fretta. Arrivato sul mercato nel 2013, il Mac Pro era allora un sistema desktop allo stato dell’arte sia da un punto di vista estetico e di design, sia per alcune feature come le porte Thunderbolt 2, gli ultimi modelli di CPU e GPU e lo storage NVMe.

Cosa ancora più importante, il Mac Pro era un chiaro segnale di come Apple non avesse abbandonato il settore professionale, rappresentando un upgrade molto significativo rispetto all’ultimo modello di Mac Pro risalente a tre anni prima. Eppure oggi, se confrontato con le nuove e potenti workstation Windows 10 di Lenovo, Dell e HP, l’attuale Mac Pro non ha più quell’appeal che poteva vantare fino allo scorso anno.

I nuovi desktop con Windows 10 sono rivolti all’editing video, alle applicazioni professionali e persino alla creazione di contenuti in realtà virtuale per i visori VR Oculus Rift e HTC Vive. Tra questi nuovi e potenti sistemi Windows spicca la Z Workstation di HP annunciata questa settimana, che partendo da circa 4.300 dollari offre processori Intel Xeon E5-2600 v4 (che possono avere fino a 22 core), due schede video Nvidia Quandro M6000 in configurazione SLI per prestazioni grafiche al top, supporto per la RAM DDR4, SSD NVMe e diversi slot SATA e SAS (anche le nuove workstation Dell Precision supportano il processore Xeon E5-2600 v4).

quello che manca davvero al Mac Pro è la capacità di sviluppare contenuti per la realtà virtuale

A confronto il Mac Pro, che parte da 2.999 dollari (3.449 euro in Italia), supporta gli Intel Xeon E5 fino a 12 core basati sull’ormai superata famiglia Ivy Bridge e integra schede video AMD FirePro di vecchia generazione e RAM DDR3. La stessa Thunderbolt 2 non è più al passo con i tempi rispetto alla Thunderbolt 3 con il suo transfer rate due volte più veloce e capace di raggiungere i 40 Gbps.

Bob O’Donnell, analista di Technalysis Research, è convinto che il Mac Pro sia ancora un sistema veloce, ma che al tempo stesso i professionisti vogliano le ultime novità in fatto di hardware e prestazioni. “Lo vedo ormai come una workstation di basso livello”, ha detto O’Donnell riferendosi al Mac Pro, “e quello che manca davvero al desktop professionale di Apple è la capacità di sviluppare contenuti per la realtà virtuale”.

In effetti quello della VR è ancora un fenomeno di nicchia, ma è in netta ascesa e le workstation devono avere molta potenza di calcolo (soprattutto a livello grafico) per poter sviluppare e visualizzare contenuti stereoscopici in realtà virtuale. Lo stesso fondatore di Oculus VR Palmer Luckey ha dichiarato alcune settimane fa che Oculus Rift si potrà utilizzare su Mac solo quando Apple farà uscire un Mac all’altezza.

il Mac Pro era un chiaro segnale di come Apple non avesse abbandonato il settore professionale

Apple deve comunque considerare anche altri aspetti oltre alla realtà virtuale se vuole che i suoi utenti rimangano fedeli al Mac Pro. “Cupertino potrebbe infatti entrare nel mercato automobilistico e molto del lavoro di progettazione delle auto avverrà su workstation come il Mac Pro” continua O’Donnell.

Eppure la pazienza ha anche i suoi lati positivi. Se infatti Apple continuerà ad attendere ancora un po’ prima di realizzare un upgrade del Mac Pro, potrebbe uscirsene con una workstation in grado di supportare alcune tecnologie rivoluzionarie e di spingersi oltre i modelli rivali con Windows.

Si pensi solo alle prossime GPU Polaris di AMD (produttore con cui Apple ha una proficua partnership) o alla GPU Tesla P100 di Nvidia basata su architettura Pascal e presentata nei giorni scorsi, per non parlare dei futuri SSD Optane di Intel basati sulla tecnologia 3D Xpoint, soluzione fino a mille volte più veloce e con una durata mille volte superiore all’attuale memoria NAND Flash. Certo, anche le prossime workstation Windows si avvantaggeranno di queste novità, ma un prossimo Mac Pro con simili caratteristiche potrebbe davvero riportare il sistema più potente di Apple a quel ruolo elitario e di eccellenza che ha sempre avuto in passato.