Un effetto collaterale del fenomeno della Great Resignation (o Grandi Dimissioni per dirla all’italiana) è che la maggior parte dei datori di lavoro trova sempre più difficile trovare e trattenere in azienda il personale. Questo in molti casi succede anche perché non si capisce l’importanza di un metodo semplice ma efficacissimo per aumentare la soddisfazione dei dipendenti: la scelta.

Statista riferisce che il numero di lavoratori che hanno lasciato il proprio posto di lavoro ha ora superato il tasso pre-pandemia negli Stati Uniti, mentre nel Regno Unito Deutsche Bank afferma che le persone si stanno licenziando più rapidamente rispetto al 2009. L’impatto su alcuni settori, e in particolare sull’industria tecnologica, è che ci sono più posti vacanti rispetto ai dipendenti che cercano di occupare quei posti.

Su entrambi i lati di questa equazione, identificare e trattenere il personale è reso ancora più difficile da decisioni “stupide” che alcuni datori di lavoro prendono. Apple, ad esempio, ridefinisce i lavoratori come un “associati” quando se ne vanno, piuttosto che conferire loro il titolo di lavoro precedente. Ciò rende difficile trovare nuovi lavori nello stesso campo.

Trovo che sia qualcosa di ridicolo come lo è aspettarsi che i dipendenti tornino in ufficio a tempo pieno dopo la pandemia. Quante volte le aziende tecnologiche parleranno dell’esperienza dei dipendenti prima di iniziare veramente a riconoscere come stanno cambiando le loro aspettative? Le risorse umane hanno bisogno di ascoltare per davvero i dipendenti, oggi ancor più che in passato.

Sappiamo che i dipendenti vogliono di più. Vogliono lavorare per aziende che significano qualcosa. Vogliono fare del loro meglio per i valori in cui hanno fiducia. Vogliono portare il proprio iPhone (o Mac o iPad) al lavoro. Dopotutto, chi trascorre 8-10 ore al giorno lavorando vuole che quell’esperienza sia la migliore possibile. E quando ci sono più posti di lavoro che persone pronte a riempirli, immaginereste che ogni datore di lavoro serio (compresa Apple) faccia di tutto per per venire incontro alle richieste dei dipendenti.

traffico dati

Allora, perché non lo fanno? Prendete il caso il Regno Unito. Un recente sondaggio commissionato da Kandji ha rilevato che il 29% dei dipendenti in UK utilizzerebbe dispositivi Apple al lavoro se potesse. Il report ha anche scoperto che lo stesso numero sarebbe più disposto ad accettare un lavoro in un’azienda se ci fosse tale scelta. Questi sono dati che combaciano con quasi tutti i report su questo argomento. In SAP, ad esempio, un quarto dei dipendenti utilizza i Mac.

“Per i nuovi assunti, il rapporto a favore dei Mac è attualmente superiore alla media complessiva e sempre più spesso i nuovi assunti chiedono un Mac per essere più produttivi” ha affermato Martin Lang, vicepresidente SAP per l’esperienza mobile di ingegneria del prodotto.

Peccato che alla fine, nonostante queste richieste, secondo il report solo il 14% dei dipendenti abbia la completa libertà di scelta quando si tratta di computer per lavoro. Come mai? Dopotutto, il Regno Unito sta affrontando le stesse difficoltà legate alla Great Resignation con le quali si sta confrontando mezzo mondo (gli USA soprattutto). E sempre Regno Unito il 90% dei dipendenti è disposto a subire persino una riduzione dello stipendio pur di utilizzare la piattaforma hardware preferita.

Ma allora perché un’azienda dovrebbe rifiutare tali richieste, che a prima vista sembrano del tutto comprensibili? Potrebbe essere perché oltre un terzo (36%) delle imprese britanniche (e presumibilmente anche delle imprese al di fuori del Regno Unito) non riesce ancora a gestire l’era del lavoro a distanza, lasciando ad esempio ai dipendenti la possibilità di configurare i dispositivi sul campo.

E questo, come ormai sappiamo bene, è il peggior approccio possibile alla sicurezza degli endpoint. L’altro motivo è legato al fatto che molte aziende si basano ancora su sistemi obsoleti, lenti o ingombranti, cosa che secondo un recente report di TRUCE è una maledizione che affligge circa il 30% delle aziende statunitensi.

Resta il fatto che, per come la vedo io, non ci sono scuse per non fornire ai dipendenti la scelta nei dispositivi da usare per lavoro. Quando si tratta di implementazione di prodotti Apple, e a differenza di quanto si potrebbre credere, non c’è affatto una carenza di strumenti gratuiti o a pagamento per aiutare le aziende, grandi e piccole, a gestire e proteggere la propria tecnologia.

Apple offre ad esempio Business Essentials, ideale per piccole aziende, Kandji ha una propria soluzione e Jamf ha le dimensioni e la portata per supportare qualsiasi attività, per non parlare di fornitori come Addigy, Hexnode e altri ancora. Ecco perché questo è il momento ideale perché le aziende cambino mentalità sulla scelta dei dipendenti, che se abbracciata nel modo giusto e consapevole potrebbe fare molto per evitare la Great Resignation.