Forse più di ogni altro settore, l’industria tecnologica soffre di un sovraccarico di gergo specialistico, con fornitori e consulenti che propongono costantemente soluzioni e strategie con frasi intese a creare e catturare l’hype del momento o formule che si spera possano diventare virali. Tali sforzi a volte colpiscono nel segno, descrivendo in modo appropriato una soluzione o un’importante corrente nel settore, ma troppo spesso i termini e le frasi lanciati durante le riunioni sono definiti in modo approssimativo o applicati in modo errato per il bene delle vendite e del marketing.

Quando un’idea prende piede, i fornitori sfruttano vaghi eufemismi per proporre ai leader IT la loro soluzione come The Next Best Thing. Chi ha sentito ad esempio frasi a effetto come “Siamo come il Netflix di …” o “Forniamo il cloud come piattaforma di innovazione”? I CIO sono altrettanto colpevoli di un’applicazione errata dei concetti. Ad esempio, alcuni leader IT affermano di fare business agile o di applicare il machine learning quando in realtà non lo fanno, o almeno non in un modo che soddisfi la definizione di questi due concetti.

Di seguito alcuni leader IT si soffermano su alcuni nomi impropri e appellativi fuorvianti per descrivere le tecnologie, i processi IT e altri “esasperanti” termini generici.

Trasformazione digitale

Trasformazione digitale è la frase che i CIO amano odiare perché spesso viene presentata come un toccasana per la modernizzazione delle aziende legacy. “La trasformazione digitale è problematica anche perché implica l’implementazione della tecnologia fine a se stessa quando in realtà i leader IT dovrebbero concentrarsi sull’endgame: una trasformazione aziendale resa possibile da persone, processi e tecnologia” afferma Mark Bilger, CIO di One Call. “Le soluzioni digitali non trasformano magicamente il business”, afferma Bilger. “Un pazzo con uno strumento è ancora un pazzo.”

Gestione del cambiamento

Spesso citata come la singola più grande sfida della trasformazione digitale, la gestione del cambiamento è molto apprezzata da Jenny Gray, direttore senior dello sviluppo di applicazioni presso Power Home Remodeling. La Gray afferma che l’idea che le imprese richiedano importanti programmi e strategie di gestione del cambiamento è antiquata in un momento in cui il cambiamento dovrebbe avvenire costantemente e in modo incrementale nelle aziende. “Il cambiamento è costante e la forza lavoro dovrebbe essere flessibile, riconoscendo che oggi non è la stessa cosa di domani”.

Agile

Lo sviluppo agile offre un modello per la creazione rapida di software, consentendo all’azienda di essere, appunto, agile. Ma Bilger di One Call stima che solo circa un terzo dei team che affermano di essere agili lo sia per davvero.

DevOps

DevOps, che implica una stretta collaborazione tra lo sviluppo del software e le operazioni, soffre di un problema di identità, afferma Brittany Woods, ingegnere di automazione del cloud presso H&R Block. Troppo spesso infatti Woods vede le organizzazioni concentrare DevOps nel passaggio al cloud senza eseguire le modifiche e i processi associati alla combinazione di sviluppo e operazioni. I fornitori non aiutano la situazione, proponendo soluzioni DevOps “in a box” come se fosse la cosa più facile al mondo. “La definizione viene annacquata”, afferma Woods. “Le persone devono smettere di usare DevOps nel contesto sbagliato”.

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Prodotto minimo vitale

Il PMV, la frase preferita da tutti per descrivere la rapida introduzione dei prodotti sul mercato, è perfetta per un uso improprio. “In troppi casi questa formula viene infatti utilizzata per descrivere una tecnologia proof-of-concept” afferma Matt Seaman, director and chief data and analytics officer of enterprise operations di Lockheed Martin. Sebbene sia importante creare qualcosa rapidamente e metterlo altrettanto velocemente nelle mani degli utenti finali, il Prodotto Minimo Vitale non è completo finché l’azienda non migliora il prodotto in base al feedback degli utenti. Un altro problema: troppe persone si concentrano sul costo per produrre un PMV piuttosto che sul valore fornito da un PMV.

Intelligenza artificiale

Il CIO di Target Mike McNamara vorrebbe evitare il termine “intelligenza artificiale” (AI) perché non c’è nulla di “intelligente” al riguardo. Sebbene l’intelligenza artificiale sia spesso sinonimo di macchine senzienti che conquistano il mondo, ciò che la maggior parte delle persone intende quando si riferisce all’intelligenza artificiale è “solo grandi macchine stupide che sono brave ad aggiungere e moltiplicare”, afferma McNamara, che preferisce il termine “machine learning” per identificare un software intelligente che impara con il tempo analizzando e imparando dati.

Machine learning

Anche il machine learning viene spesso utilizzato in modo improprio, con molte soluzioni commercializzate in modo errato come ML quando in realtà sono solo automazione intelligente piuttosto che strumenti che si addestrano a migliorare in base ai dati che vengono forniti loro. Le applicazioni mirate in grado di generare informazioni aziendali, tuttavia, hanno dei meriti, afferma Bilger.

5G

“Il 5G è particolarmente soggetto a iperbole e a usi impropri” afferma Matt Clair, CIO di Clair Global, che fornisce audio, networking e altri servizi per eventi dal vivo. Esistono tecnologie 5G, create dai fornitori per facilitare i dati ad alta velocità e bassa latenza e standard creati da organizzazioni che definiscono i protocolli per l’erogazione dei servizi 5G. “Nel nostro mondo tutti parlano di 5G, ma 9 su 10 non sanno di cosa stanno parlando”, afferma Clair.

Realtà aumentata e virtuale

La realtà virtuale e la realtà aumentata apparentemente non sono state soddisfacenti per descrivere soluzioni che immergono le persone in mondi digitali o sovrappongono le informazioni al mondo fisico tramite software. La formula realtà estesa (XR) viene spesso utilizzata in modo improprio, afferma Ben Harris, architetto di rete di Clair Global. Harris una volta ha sentito un video in live streaming definito come XR. “Un live streaming non è affatto XR”.

Tecnologie disruptive

McNamara di Target è stanco di sentire parlare di droni, guida autonoma, XR e blockchain come di tecnologie disruptive. “Non c’è nessuna tecnologia disruptive là fuori in questo momento. La blockchain, ad esempio, non è in grado di trasformare il settore della vendita al dettaglio dall’oggi al domani perché è una tecnologia evolutiva, non disruptive. Il cambiamento avviene più lentamente di quanto la gente pensi”.

Andrew Carr, capo dell’ingegneria presso la società di tecnologia immobiliare SquareFoot, offre una potenziale soluzione all’uso improprio di tutti questi termini. Le parole d’ordine servono quando descrivete qualcosa che avete già fatto, dice Carr. In altre parole, è accettabile utilizzare il termine trasformazione digitale per descrivere come avete modificato con successo il business attraverso le persone, i processi e la tecnologia. Ma sostituire la trasformazione digitale al linguaggio semplice prima di aver messo in pratica l’intera strategia aumenta la pressione sull’organizzazione affinché svolga un compito arduo e pieno di insidie.