Data center sostenibili: software e filiera pesano sulla decarbonizzazione

La strategia di Schneider Electric per i data center sostenibili

Pankaj Sharma, Executive Vice President della Secure Power Division di Schneider Electric
- Un approccio consulenziale data driven che mette in primo piano la sostenibilità per definire una strategia complessiva.
- Implementare design efficienti di tutte le componenti del data center: l’edificio, l’hardware ma anche il software, elemento spesso dimenticato. Un software efficiente rende più efficiente il datacenter.
- Cercare l’efficienza operativa abilitando il monitoraggio dell’intera struttura, per imparare dai dati reali e offrire ai responsabili una visione unificata che permetta di intervenire in ogni punto delle operazioni.
- Lavorare con i clienti sull’approvvigionamento di energia, creare collegamenti e trovare la miglior catena di fornitura e la miglior combinazione tra produzione, acquisto e compensazione.
- Lavorare per la decarbonizzazione dell’intera catena di fornitura, mappando l’impronta ecologica della filiera e lavorando per ridurre insieme le emissioni.
Una trasformazione guidata da dati e software
Questa trasformazione di Schneider Electric in ottica software è un percorso che ha richiesto tempo, impegno e un cambiamento culturale. Quali sono le motivazioni di partenza e come ci sono riusciti? “Dieci anni fa abbiamo preso la decisione di avere l’hardware design più efficiente del mercato. Ci siamo resi conto che puoi avere l’hardware migliore, ma se non hai dati e software non puoi misurare e garantire l’efficienza nella specifica situazione, e non in astratto, e nel tempo”, spiega Sharma.In un periodo di forte difficoltà nel reperire talenti e manodopera in campo software (“è difficile soprattutto trovare sviluppatori in grado di visualizzare l’intero ciclo di vita dei processi”), la trasformazione è avvenuta anche grazie ad acquisizioni mirate e partecipazioni nell’ambito del bulding management, della manutenzione predittiva e dei digital twin, e alla collaborazione con l’ecosistema dei fornitori della filiera, lavorando con il cliente per creare le connessioni tra i software utilizzati.
Lavorando in questo modo, è possibile creare modelli di simulazione del comportamento del data center in determinate condizioni e avere una chiara idea del dimensionamento e dei consumi prima ancora di iniziare a costruirlo. Dopo la costruzione, viene abilitata la creazione di un punto di controllo e gestione unificato e con funzionalità di software defined automation.
La sfida dell’Edge
I margini di miglioramento dell’efficienza energetica dei data center sono ancora molto ampi, dal 10 al 60 percento secondo Sharma, ma molto molto dipende se si tratta di strutture di nuova costruzione, che possono essere improntate all’efficienza in ogni dettaglio fin dalla progettazione, o dell’adattamento di data center già operanti, dove i margini di manovra sono inferiori.
Anche per questo, le aziende dovrebbero fare molta attenzione alla nuova spinta all’edge computing: mini data center o singoli server posizionati alla periferia della rete, direttamente dove i dati sono generati. Lì, una piccola inefficienza potrebbe essere moltiplicata per centinaia o migliaia di punti di presenza (pensiamo alle macchine presenti lungo le linee di distribuzione elettrica, oil&gas o alle reti di telecomunicazione).
Vista la difficoltà di raggiungere le postazioni periferiche (talvolta in località inaccessibili), per Sharma sono due gli aspetti da non sottovalutare assolutamente: la standardizzazione degli apparati e il monitoraggio remoto.