5 cambiamenti di rotta su dati e privacy per una nuova strategia aziendale

Se l’anno scorso ha insegnato qualcosa sul decennio a venire ai dirigenti aziendali, è che l’agilità digitale è tutto e l’alfabetizzazione dei dati è ora un imperativo. Con l’economia che si sta adeguando alla “nuova normalità”, più attività online che mai e le organizzazioni data-based alle prese con le complessità della legislazione sui dati, le dinamiche del posto di lavoro sono state catapultate di botto in una nuova era.
La proliferazione di dati che le organizzazioni hanno a disposizione è resa priva di significato a meno che le aziende non riescano ad abbracciare il nuovo clima incentrato sulla privacy che i consumatori – e le autorità di regolamentazione – hanno richiesto. In effetti, il 2021 è destinato a dare origine a strategie dirompenti sui dati e a grandi cambiamenti organizzativi incentrati sulla privacy mentre le aziende gareggiano per ottenere un vantaggio competitivo senza compromettere la fiducia dei consumatori. Ecco allora cinque cambiamenti di rotta che potrebbero segnare la strategia aziendale sui dati nel corso di quest’anno.
Etichette per la privacy
Se avete letto una policy sulla privacy nella sua interezza (ma ne dubitiamo), avrete sprecato 20 minuti della vostra vita cercando di decifrarne il senso. Questo è esattamente il motivo per cui il 36% delle persone non ha mai nemmeno tentato di leggere una policy sulla privacy e perché i giganti della tecnologia stanno affrontando una forte reazione contro i confusi aggiornamenti sulla privacy che vediamo oggi.
Abbattere le barriere che le politiche sulla privacy creano tra i brand e i loro clienti sarà fondamentale per le aziende che vogliono aprire la strada costruendo fiducia e trasparenza attorno al loro utilizzo dei dati. L’introduzione da parte di Apple delle “etichette per la privacy”, che forniscono un breve riassunto dell’uso dei dati, è un grande passo avanti nell’offrire un approccio alla divulgazione favorevole ai consumatori e possiamo aspettarci di vedere altri brand lungimiranti trovare soluzioni simili per la costruzione della fiducia nell’utilizzo dei dati.
Repressione della non conformità
La rapida adozione dei servizi online ha indubbiamente aiutato le organizzazioni a sopravvivere a un anno tumultuoso. Tuttavia, la velocità di questa transizione al mondo online incentrato sui dati ha anche creato potenziali insidie per la privacy.
Mentre le leggi sulla privacy hanno lottato per tenere il passo con il tasso di raccolta dei dati, l’introduzione del Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR) nel 2018 ha avuto un effetto a catena in tutto il mondo, e questo può essere visto nell’adozione di leggi come quella del Consumer Privacy Act della California (CCPA) e della LGPD Privacy Law del Brasile.
Il GDPR ha anche portato a nuove regole di gioco sui trasferimenti internazionali di dati, in cui la sospensione dei flussi di dati potrebbe anche avere un impatto grave sulle aziende che non riescono a implementare il cambiamento. Questa tendenza globale e l’accelerazione nella legislazione sulla privacy dei dati stanno costringendo le organizzazioni a svegliarsi di fronte a una nuova realtà, in cui la non conformità darà un duro colpo alla reputazione del brand e alla fedeltà dei clienti, per non parlare delle multe e delle implicazioni a lungo termine per coloro che non si conformano. E con Paesi come Francia, Italia, Germania e Spagna che guidano la repressione europea delle multe per le violazioni del GDPR, è chiaro che nemmeno le centrali tecnologiche dominanti possono evitare il cambiamento.
Dati per il bene
Nell’ultimo decennio, le narrazioni sui dati ruotavano pesantemente attorno ai dati per ottenere un guadagno commerciale. Tuttavia, con una consapevolezza sempre maggiore su come i dati personali sono stati (e continuano a essere) utilizzati per generare profitti, e con i consumatori sempre più capaci di fare loro i diritti di possedere il proprio “io digitale”, il pendolo dei dati sta iniziando a oscillare da “dati per guadagnare” a “dati per il bene”.
I big data sono già fondamentali per migliorare il mondo per la loro capacità di supporto nell’affrontare i problemi globali e la pandemia COVID-19 ha mostrato come i dati possono essere utilizzati per monitorare e controllare la diffusione del virus. Tuttavia, sebbene la corsa a fornire più vantaggi sociali grazie ai dati sia effettivamente un progresso, è importante rendersi conto che le preoccupazioni etiche e di privacy non devono essere lasciate da parte per raggiungere l’obiettivo. Se le organizzazioni possono imparare da questi dibattiti sull’etica e adottare misure per creare culture guidate dai dati che si basano su dati utilizzati in modo responsabile, allora l’essenza dei “dati per il bene” può effettivamente suonare vera anche nel contesto commerciale e aiutare a superare la crisi di fiducia che gli stessi dati hanno contribuito a creare.
Iperautomazione
Non è un segreto che il COVID-19 abbia accelerato di diversi anni l’adozione delle tecnologie digitali. Questo, a sua volta, ha portato all’accumulo di masse di dati, con la capacità umana di analizzare data lake così vasti che è diventata praticamente impossibile. Con Gartner che prevede che il 35% delle grandi organizzazioni venderà o acquisterà dati entro il 2022, il ROI sulla tecnologia in grado di fornire anche solo un piccolo valore dai big data diventa sempre più allettante.
Aspettiamoci quindi che sempre più grandi aziende cercheranno di sfruttare l’iperautomazione con l’obiettivo di migliorare il processore decisionale basato sull’intelligenza artificiale in grado di fornire intelligence continua in tempo reale e aprire significative opportunità commerciali. Sebbene il COVID-19 possa aver stimolato l’adozione di una tecnologia reattiva per risolvere problemi immediati, sarà l’iperautomazione a spingere saldamente le organizzazioni in una nuova era di decentralizzazione, dove l’approccio al lavoro e al business cambierà per sempre.
Alfabetizzazione dei dati
In definitiva, le organizzazioni che andranno avanti e lasceranno indietro la concorrenza saranno quelle che si adatteranno con agilità al nuovo modo di lavorare con i dati in un mondo incentrato sulla privacy. È ora imperativo che i leader del settore sviluppino l’alfabetizzazione dei dati all’interno della loro organizzazione e ciò richiede una strategia di dati dall’alto verso il basso che garantisca che la comprensione dei dati non sia semplicemente vista come responsabilità degli analisti dei dati, ma considerata importante per tutti coloro che si affidano alle informazioni per completare le attività o intraprendere un’azione.
Con il 64,7% delle aziende che ha investito più di 50 milioni di dollari nei propri dati nel 2020, è fondamentale per i dirigenti garantire che la loro capacità di potenziare e ottimizzare l’uso dei dati non sia ostacolata da una scarsa alfabetizzazione dei dati che può portare a sprechi o a rischi. Nel mondo di oggi, l’alfabetizzazione dei dati richiede alle organizzazioni di capire che anche la privacy deve essere al centro del cambiamento e ciò, a sua volta, spingerà verso un uso appropriato ed etico dei dati che razionalizzerà e spingerà le aziende in avanti, piuttosto che farle ristagnare o metterle a repentaglio.
Se il 2020 è stato l’anno della transizione digitale, il 2021 è l’anno in cui le organizzazioni dovranno prendere con la massima attenzione decisioni rapide in merito all’adozione della tecnologia, al tempo da investire in infrastrutture di elaborazione dati e all’affrontare le questioni relative alla privacy dei dati.